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venerdì 17 febbraio 2012

Dentro e fuori

Cra-cra. Cra-cra. Il mio cellulare mi informa dell'arrivo di un messaggio.
Puzzini di fritto, linciaggi dei camionisti, fantasmi delle stanze in fondo, strani aiuti ai benzinai di notte, ci sono tutti gli elementi per una storia”.

La benzina mi costa così tanto che se voglio uscire, ora, ci penso. Vedo il vento di fuori e ci ripenso. Mi addentro nel mercato della ridente località di Bagno a Ripoli ma Zefiro mi ricaccia dentro. Serve una prova di coraggio e domenica, armata di biglietto dell'ATAF, mi faccio spingere fino in centro. Insieme ad una ventina di persone, saliamo sul Palazzo Vecchio. Su su, fino ai merli, lassù all'aperto. Ed ecco che, stupita, ammiro Firenze per la prima volta. Effettivamente, cambiando punto di vista, si cambia proprio prospettiva. Ed è sempre così. Ogni volta. Il serbatoio intanto piange. Che brutta la routine.
Straniera in casa propria.
Ci mancava altro che il trasloco. Salutare quella casa che è stato sempre il salvagente. Andare via ma sapere che c'era, nonostante sentissi parlare francese, turco, ostrogoto. Sapere là i fiori secchi della strega a proteggere la casa, anche dalla megera di quella di sopra.
Ora c'è il biliardo a pensare a tutto e mi manca pure lui, lo sento lontano.






Per sentirmi a casa ho cominciato il corso di turco. Ho scoperto dei falsi amici, ci sono sempre. Fare non è altro che un topo. E mai dimenticarsi della i senza il puntino per non scivolare da spesso a Fot**i*ti! La stanza del corso è in fondo, quasi di sbieco e non si vede bene. A metà lezione entra un omone alto alto chiedendo a muso duro chi fossimo. Non soddisfatto chiede il perché di quella riunione. Alla risposta “Turco!” gira i tacchi e sbatte la porta con un grugnito.

Una sera vado in visita ai miei amici con la storia complicata da spiegare che poi tutti mi finiscono solo col chiedere: “Ma perché li conosci?”. Paula, argentina, ci ha preparato la pizza. Vive col suo canadese, lo chiamerò Dante, data la sua grande competenza e passione per la cultura italiana nonostante lui monti i tendoni del circo, per lavoro. Arrivo a casa inebriata dai discorsi in inglese, italiano, spagnolo e francese. Respiro, a casa. Ho riempito bottiglie di plastica di conchiglie prese un po' in qua e un po' in là. Giusto per ricordarmi da dove vengo. Inspiro ed espiro. Non può essere, no, dai. La mia maglia sa di fritto. Abbiamo mangiato la pizza, migliore della maggior parte delle pizze a Firenze. Al forno a gas.

Arrivano i dinosauri a Firenze. Così dice Repubblica. I camion li scaricano con grazia davanti all'Orto Botanico. E poi li fanno a pezzi, indifesi. Se si potessero ribellare...

Il messaggio concludeva così:
Lo sapevate che la benzina può fondere le bottiglie di plastica?”